top of page
Immagine del redattoreTommaso Guernacci

Sull'Amore

Caro lettore, che cos'è l'amore? O meglio: che cos'è la normalità in amore? La risposta ce la dà Plutarco, scrittore e filosofo greco vissuto a cavallo tra il I e il II secolo d.C. Apparentemente inseriti in un tempo lontanissimo, per i greci antichi la concezione dell'amore non era poi così diversa da come viene (o come dovrebbe essere) intesa oggigiorno. Riprendendo la forma dialogica-oratoria tipica del Simposio platonico, Plutarco descrive il sentimento amoroso nel trattato Sull'Amore. L'opera – introdotta da un dialogo tra Flaviano e Autobulo – si snoda attraverso episodi, situazioni, aneddoti, digressioni che ruotano attorno al racconto principale: la ricca vedova Ismenodora, nel combinare un matrimonio tra una ragazza a lei vicina e il figlio di una sua intima amica, il giovane Baccone, si innamora profondamente di quest'ultimo. Ma Baccone è ancora un ragazzo: sposare la seppur bellissima ma adulta Ismenodora comporterebbe la perdita degli anni spensierati della gioventù. Ismenodora però è decisa più che mai: con l'aiuto dei servi fa rapire Baccone, lo veste con abiti nuziali e lo sposa. Nella città di Tespie, dopo l'accaduto, gli abitanti più anziani prendono il fatto sul ridere; mentre, al contrario, cresce l'indignazione tra i ragazzi coetanei di Baccone, anch'essi innamorati del giovane. Chi sta nel torto e chi nella ragione? Chi si pone a difesa dell'amore omosessuale, o chi si trova dalla parte dell'amore uomo/donna, con conseguente matrimonio a seguito del ratto dello sposo? Una situazione ambigua, un'eterna disputa tra le due forme opposte dell'amore. Ma l'Amore (scritto volutamente con la maiuscola) è irrazionale, non segue regole fisse, va a discapito di chi ne lascia indietro il ricordo, dà coraggio, forza e stabilità: “Un uomo che brucia d'amore non ha alcun bisogno di Ares (dio della guerra, ndr.) per combattere contro i nemici, ma s'avventura attraverso il fuoco e i mari e le tempeste furiose; […] ricorrendo all'amore come all'unico modo per rendere invincibile un battaglione”. Non ci sono né vinti né vincitori. La disputa finale giunge alla sua conclusione definitiva: le ali protettrici di Eros (dio dell'amore) accolgono a sé entrambe le fattezze dell'amore, lasciando ogni decisione e ogni libero arbitrio nelle mani del dio. Eros, che di Ares ne è l'opposto (sarà un caso che le due parole siano consonantiche?), è l'allegoria della furia incondizionata (come di chi va in guerra d'altronde) di chi ama: “Alcuni di voi cercavano di trascinare l'amore nelle stanze degli uomini e altri in quelle delle donne. Ma tutti concordavate nel considerarlo un bene divino, trascendente; e non mi stupisce che questa passione goda di tanto potere e di una così alta considerazione, se anche tutti coloro che lo dovrebbero respingere e frenare, qualunque sia la parte da cui esso proviene, lo alimentano e lo esaltano dentro di sé”.

Buona lettura.

Sull'Amore, Plutarco



Atene, Acropoli





103 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

A Dime a Dozen

Alla mia nazione

Commentaires


bottom of page