Caro lettore, se ti dicessi che l'America è in debito con l'Italia non mi crederesti, vero? Tutto risale al 1890. William Frederick Cody, detto Buffalo Bill per aver vinto una gara di caccia al bisonte con William Comstock (al quale apparteneva in precedenza il soprannome), intorno al 1883 ideò il Buffalo Bill Wild West Show, un grande show circense in piena regola che rievocava i momenti storici del selvaggio West. Oltre 600 persone (tra cui un centinaio di nativi) con al seguito 160 cavalli, una quindicina di bisonti, cervi, alci e orsi. Sterminatore di più di 4.000 bisonti per rifornire di carne gli operai addetti alla costruzione della ferrovia, Buffalo Bill – un tempo soldato ed esploratore dell'esercito degli Stati Uniti al comando del generale Custer – fu impresario di se stesso, e con il suo spettacolo itinerante attraversò tutta l'America e gran parte dell'Europa. Nel 1890 giunse in Italia: Napoli, Milano, Firenze, Bologna, Verona (dove in occasione dello spettacolo all'Arena a fare la cronaca per il giornale locale sarebbe stato un giovanissimo Emilio Salgari), Cremona, Brescia e Roma, tra le altre. A Roma incontrò in Vaticano Papa Leone XIII, visitò il Colosseo ed ebbe una discussione con Onorato Caetani, duca di Sermoneta e dal dicembre dello stesso anno sindaco della Capitale. Il duca mosse più di qualche perplessità sull'abilità nell'allevare e domare cavalli di Buffalo Bill e dei suoi cowboy. Colpito nell'orgoglio, Cody volle sfidare i cowboy italiani, ossia i butteri dell'Agro Pontino (non della Maremma, come alcune versioni della storia riportano). La sfida avvenne l'8 marzo 1890 a Prati di Castello, dove oggi sorge il rione Prati. Inizialmente la posta in palio doveva essere di 1.000 lire (per l'epoca una cifra notevole), ma Buffalo Bill abbassò le pretese a 500: disse – tanto sicuro della vittoria – per non costringere il duca a pagare troppo. La contesa consisteva nel sellare e domare alcuni puledri americani. Da una parte i cowboy di Buffalo Bill, dall'altra i butteri capitanati da Augusto Imperiali, detto Augustarello da Cisterna. L'evento ebbe molto seguito. Il 10 marzo 1890 Il Messaggero scriveva così: «Il morello, tenuto con le corde, si dibatte frenetico; s'alza sulle zampe di dietro, tira rampate. I butteri le schivano sempre con la sveltezza di uomini esperti. Riescono finalmente a mettergli la sella con il sottocoda, e d’un salto uno dei butteri gli è sopra. È Augusto Imperiali. Nuova tempesta di applausi. I butteri, entusiasti del successo ottenuto, saltano, ballano, buttano all’aria i cappelli, tanto per imitare in tutto quello che si è visto fare dagli americani». I butteri della casata Caetani trionfarono. Il giorno dopo, all'alba, Buffalo Bill smontò i tendoni del circo e se ne tornò a casa senza neanche pagare la scommessa. Morale della storia: la spocchia e l'arroganza partono sempre al galoppo e tornano a piedi; tanto sicuri di mungere la mucca che quasi sempre trovano il toro. A conti fatti, l'America a noi italiani ancora ci deve 500 lire. Mica poco.
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