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Immagine del redattoreTommaso Guernacci

Garibaldi in Inghilterra

Caro lettore, il processo di costruzione dell'identità italiana attraverso l'esaltazione del mito del Risorgimento ha contribuito negli anni a creare un'immagine ben precisa di Giuseppe Garibaldi: il grande eroe combattente, patriota e stratega. Un'immagine completamente diversa da quella che si ha oggi e che le tante tesi neoborboniche (abbastanza fuorvianti e menzognere) continuano ad alimentare: un bandito, un delinquente, un approfittatore. Senza dubbio tra i protagonisti del Risorgimento, Garibaldi è stato il personaggio più colorito, più memorabile, più indimenticabile, in cui tutti gli italiani dovevano identificarsi subito dopo l'unità. Usato nel '900 come simbolo politico sia dal Fascismo (il manifesto del vecchio garibaldino che piange sulla Repubblica di Salò dopo il tradimento di Badoglio) sia dal Socialismo. Per capire e rendersi conto di quanto fosse considerato al suo tempo, c'è un episodio in particolare che vale la pena raccontare. Nel 1864, dopo l'impresa dei Mille e ormai “pensionato” a Caprera, Garibaldi viene invitato ad andare in Inghilterra. Appena si viene a sapere che Garibaldi ha accettato l'invito, una compagnia di navigazione inglese invia un piroscafo apposta per andare a prenderlo e scortarlo personalmente. Quando il piroscafo arriva a largo della costa inglese, nel porto di Southampton (una base navale della flotta di sua maestà britannica), la squadra da guerra esce dal porto e organizza una manovra a fuoco in onore di Garibaldi. Da Southampton c'è un treno speciale, interamente coperto di bandiere italiane, per portarlo a Londra, dove ad attenderlo a Trafalgar Square ci sono 500mila persone. 500mila persone! Cifra garantita al minimo dalla questura inglese. Tant'è che Garibaldi impiega ben sei ore per andare dalla stazione alla casa del duca di Sutherland che doveva ospitarlo. Durante il soggiorno di diverse settimane, le domestiche di casa vendono alla porta di servizio bottiglie dell'acqua in cui lo stesso Garibaldi si è lavato il viso al mattino. C'è una sola persona a Londra che è disgustata da tutto questo: la regina Vittoria. Che nel suo diario scrive: “Ah, gli inglesi! Son veramente impazziti per Garribaldi (con due R, ndr.). Non capisco, è un capo rivoluzionario...”. Proprio così: gli inglesi – popolo abbastanza restio alle cose di casa nostra – sono veramente usciti fuori di testa per Garibaldi; dalle duchesse alle domestiche, dai ministri agli operai. Viene invitato sia a pranzo col primo ministro, Henry John Temple, III visconte Palmerston, sia alle riunioni delle società operaie, dove si congratula per i grandi successi della classe operaia inglese e del proletariato. “La classe – dice – a cui mi onoro di appartenere”. Ecco, tutto questo per capire cos'è stato l'uomo Garibaldi. Quant'era amato e quant'era adatto a entusiasmare le folle. Senza dimenticare che al suo tempo Garibaldi era ancora più famoso, ancora più popolare e idolatrato, di quanto non sia stato poi nell'Italia unita.


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