Caro lettore, contemplando l'orrore, le barbarie e le stragi causate dall'Isis negli ultimi anni, tanto da essere menzionate in ogni telegiornale del mondo, i gruppi armati dello Stato Islamico si sono fatti portavoce di una distruzione premeditata della cultura e della tradizione, cancellando e demolendo monumenti storici, musei e siti archeologici - su tutti la splendida città assira di Palmira, patrimonio dell'UNESCO dal 1980. Ma c'è un episodio in particolare che vale la pena raccontare, perché porta con sé un paradosso non indifferente e allo stesso tempo sorprendentemente straordinario. Il 24 luglio del 2014 i miliziani dello Stato Islamico piazzarono delle micidiali bombe a barile nella moschea di Giona, a Mosul. Bastarono pochi istanti per spazzare via l’antico santuario, che secondo un’errata tradizione conteneva la tomba (risalente al VII secolo avanti Cristo) del profeta biblico Giona, presente in tutte e tre le principali religioni monoteiste. Venerato come santo dalla chiesa cattolica, Giona, secondo la Bibbia, fu inghiottito da un grosso pesce e vomitato sulla spiaggia per andare a predicare agli abitanti della città di Ninive (l'attuale Mosul). Quando i soldati dell’esercito iracheno riconquistarono la città, nei primi mesi del 2017, la splendida moschea non era che un cumulo di rovine e polvere. Tra le macerie, tuttavia, si districavano una serie di misteriosi tunnel sotterranei. La notizia richiamò l’attenzione di alcuni coraggiosi archeologi locali, che si avventurarono alla scoperta dei cunicoli scavati dall’Isis. Ai loro occhi si presentò uno spettacolo mozzafiato: tori alati androcefali, lastre ricoperte da iscrizioni cuneiformi, figure femminili di pietra. I reperti appartenevano a un palazzo regale neo-assiro, sepolto da migliaia di anni. Nel 2018 una missione archeologica tedesca, diretta dal professor Peter Miglus, ha iniziato a studiare il sito. Ironicamente, la distruzione dell’Isis ha portato alla luce un meraviglioso tesoro, che i terroristi sono riusciti a trafugare solo in parte. Ma perché mai i miliziani dello Stato Islamico hanno distrutto una moschea dedicata a un profeta della propria religione? Ebbene, i musulmani non sono tutti uguali e secondo gli ortodossi sunniti la venerazione delle tombe va proibita. Inoltre, la moschea sorgeva sui resti di una chiesa nestoriana, e il fatto che Giona sia un personaggio sacro anche per gli ebrei e i cristiani non deve aver aiutato. La presenza di un sito assiro sotto la moschea era già nota prima del passaggio dell’Isis, ma la sacralità del luogo impediva di condurre degli scavi adeguati. Paradossalmente i terroristi, distruggendo il monumento, hanno permesso agli archeologi di riportare alla luce gli straordinari reperti sottostanti. La ricercatrice britannica Stephanie Dalley ha commentato a proposito: «È abbastanza ironico che l’Isis, tentando di distruggere la cultura antica, abbia invece rivelato un po’ più di ciò che ci interessa davvero».
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