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Immagine del redattoreTommaso Guernacci

Il rosso e il blu

Caro lettore, essere insegnanti oggi in Italia non è proprio la cosa più semplice che possa capitare fra le mani. Beghe burocratiche e concorsi vari a parte, la figura del docente è sempre meno formativa per i cittadini del domani, oltre ad aver perso quella carica istituzionale che almeno in passato la contraddistingueva. Ma di chi è la colpa? Degli alunni? Dei genitori? Del Ministero dell'istruzione? Oppure degli stessi insegnanti? Come sempre, la verità sta nel mezzo. E per giungere alla conclusione del quesito, calza a pennello (o a matita in questo caso) un film del 2012: Il rosso e il blu, diretto da Giuseppe Piccioni. Quattro storie si intrecciano in una scuola di Roma: un vecchio professore di storia dell'arte, interpretato da Roberto Herlitzka (candidato al David di Donatello 2013 come miglior attore protagonista), vede riaccendersi la passione per il suo lavoro grazie all'incontro con un'ex alunna, che si rivelerà inaspettatamente grata agli insegnamenti ricevuti in passato; un giovane supplente di lettere, interpretato da Riccardo Scamarcio, alle prese con l'irrequietezza, le illusioni e le disillusioni dei suoi alunni, in particolare con una studentessa eccentrica e ribelle; una preside impeccabile e rigorosa (Margherita Buy) si ritrova costretta a occuparsi di un ragazzino di quattordici anni abbandonato dalla madre; infine un ragazzo di origine romena, innamoratosi di una ragazza italiana, sfida i propri genitori e quelli di lei per cambiare un destino apparentemente già scritto. Negli ultimi anni la scuola è cambiata perché sono cambiati gli alunni, è cambiato il loro modo di pensare, di agire. Ma allo stesso tempo sono cambiati anche gli insegnanti? In parte sì e in parte no. C'è un detto che recita: “Chi sa, fa. Chi non sa, insegna”. Provocatorio fino a un certo punto. È sbagliato avere un approccio schematico e identico per tutti gli studenti, rendendo così la scuola una sorta di corsa a ostacoli dove solo chi arriva primo vince la medaglia d'oro. Al contrario, c'è bisogno di una scuola che premi anche l'irregolarità, la stortura, l'essere diverso: chi resta indietro non deve detestare lo studio. Come docenti bisogna essere rigorosissimi nel rispettare il talento, affinché ognuno dia il meglio di sé. Non prevedere l'uniformità. Gli essere umani non sono uniformi, ciascuno ha la sua misura di felicità e i suoi desideri. Da parte degli studenti occorre saper ascoltare chi gli sta di fronte, senza volere a tutti i costi mettere i piedi in testa. Non considerare la scuola una punizione o una perdita di tempo. Trovare il giusto punto di incontro è fondamentale, per il domani di tutti quanti.

Buona visione.

Il rosso e il blu, di Giuseppe Piccioni – Italia, 2012



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